Approvato il Family Act, un momento di svolta per il nostro sistema sociale

Approvato il Family Act, un momento di svolta per il nostro sistema sociale

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22/06/2020



Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha approvato un disegno di legge che delega il Governo ad adottare misure per il sostegno e la valorizzazione della famiglia.

Il testo delinea la cornice normativa e le scadenze temporali entro le quali il Governo sarà chiamato ad approvare i decreti legislativi di attuazione della delega, con l'obiettivo di sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, contrastare la denatalità, valorizzare la crescita armoniosa delle bambine, dei bambini e dei giovani e favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile.

Il Family Act (disegno di legge recante “Deleghe al governo per l'adozione dell'assegno universale e l'introduzione di misure a sostegno della famiglia”), è un disegno organico di costruzione di misure pensate per le famiglie con figli. Nasce con l'obiettivo di mettere i bambini al centro delle politiche familiari, nella consapevolezza che i figli sono un valore per la loro famiglia e per la società, che li accoglie e che condivide con i genitori il compito di accudirli ed educarli. Occorre riconoscere un ruolo di corresponsabilità alla società e alle istituzioni sin da subito, nell'educazione, nell'istruzione e in genere nella formazione dell'individuo.

Il governo ha il dovere di sostenere la madre lavoratrice con politiche che armonizzino i tempi della vita familiare e di quella lavorativa, che vadano dai servizi di sostegno all'assistenza all'infanzia e alla cura delle persone malate o disabili, ai congedi e alle misure di organizzazione flessibile del lavoro, affinché sia incentivato il rientro al lavoro delle donne dopo la maternità.
È necessario innanzitutto incentivare un cambiamento nella divisione delle responsabilità di cura, anche attraverso strumenti come i congedi parentali, che devono mirare a introdurre maggiore uguaglianza di genere nella famiglia, a migliorare le relazioni affettive dei padri con i figli, a far sì che i ruoli familiari non siano più subordinati l'uno all'altro, bensì siano complementari.

È compito dello Stato intervenire prevedendo servizi che possano aiutare i genitori, e le donne in particolare, ad affrontare la fase successiva alla nascita di una figlia o di un figlio, prescindendo dalla situazione economica della famiglia. A tal fine, nell'ambito degli interventi socio-educativi vanno prioritariamente valorizzati gli spazi scolastici inutilizzati, per renderli luoghi di aggregazione dei bambini da 0 a 3 anni. Questa è da considerarsi un'età critica per i genitori che lavorano, poiché i bambini in questa fase non hanno ancora acquisito l'autonomia e l'età per accedere alla scuola dell'infanzia.

Occorre pianificare l'offerta in relazione alle esigenze dei territori italiani, spesso molto diversi tra loro, rinforzando l'offerta dove la domanda è crescente e diversificandola dove invece la domanda è più debole e gli asili rischiano di restare vuoti. È necessario dunque intervenire con una previsione flessibile e articolata, rispetto ai bisogni reali del territorio. Allo stesso modo, bisogna sempre di più garantire parità delle condizioni di accesso ai servizi per l'infanzia anche nell'offerta privata, diversificando i servizi e rendendoli accessibili in termini di costi, puntando ad ottenere gradualmente la gratuità di alcuni servizi offerti.

Nell'esercizio delle deleghe previste, il Governo dovrà attenersi ai seguenti principi e criteri direttivi:

- assicurare l'applicazione universale di benefici economici ai nuclei familiari con figlie e figli, secondo criteri di progressività basati sull'applicazione di indicatori della situazione economica equivalente (ISEE), tenendo anche conto del numero delle figlie o dei figli a carico;
promuovere la parità di genere all'interno dei nuclei familiari, favorendo l'occupazione femminile, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno, anche attraverso la predisposizione di modelli di lavoro volti ad armonizzare i tempi familiari di lavoro e incentivare il lavoro del secondo percettore di reddito;
affermare il valore sociale di attività educative e di apprendimento, anche non formale, dei figli, attraverso il riconoscimento di agevolazioni fiscali, esenzioni, deduzioni dall'imponibile o detrazioni dall'imposta sul reddito delle spese sostenute dalle famiglie o attraverso la messa a disposizione di un credito o di una somma di denaro vincolata allo scopo;
prevedere l'introduzione di misure organizzative, di comunicazione e semplificazione che favoriscano l'accesso delle famiglie ai servizi offerti e la individuazione degli stessi.

Le principali scadenze temporali previste per l'adozione dei singoli provvedimenti attuativi sono:

entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge di delega un decreto legislativo istitutivo dell'assegno universale recante il riordino e la semplificazione delle misure di sostegno economico per le figlie e i figli a carico, nonché uno o più decreti legislativi per la istituzione e il riordino delle misure di sostegno all'educazione delle figlie e dei figli;

entro ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi di potenziamento, riordino, armonizzazione e rafforzamento della disciplina inerente i congedi parentali, gli incentivi al lavoro femminile, le misure di sostegno alle famiglie per la formazione delle figlie e dei figli e per il conseguimento dell'autonomia finanziaria.

Ricordiamo che questa è una legge delega, quindi vuol dire che queste misure non sono operative da domani mattina o dal mese prossimo, ma devono essere attuate da altri decreti, come è ovvio in caso di riforme complesse.

È un momento di svolta per il nostro sistema sociale, fiscale/assistenziale che può diventare semplice, universale, giusto.

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