Digital divide e anziani: Garantire l’accesso alle informazioni è una priorità

Digital divide e anziani: Garantire l’accesso alle informazioni è una priorità

Notizie Principali | Notizie Territoriali

19/02/2021



Quando si parla di digital divide è quasi impossibile non pensare subito ai più anziani. Quella fetta di popolazione che, all’inizio del secolo, lo scrittore americano Mark Prensky definì digital immigrants.

I dati su senior e tecnologia

Un processo che ha inevitabilmente toccato tutti, persino loro, i digital immigrants. Secondo i dati rilasciati da Auditel e Censis infatti, tra le famiglie composte di soli anziani il 20,6% possiede smart tv o dispositivi esterni che svolgano la stessa funzione mentre il 53,3% dispone di un collegamento alla rete internet. E non è tutto. Ben il 27,9% di questi nuclei familiari sfrutta anche la connessione veloce (a banda larga) segnalando un aumento dell’11,5% rispetto all’anno precedente. Un dato che si sposa con quanto rilevato dal Rapporto Istat relativo ai mezzi tecnologici usati da ogni generazione. I risultati, infatti, dimostrano che le persone over 55 continuano a prediligere il computer come strumento di connessione principale congiuntamente allo smartphone.

Tra le applicazioni più utilizzate si trovano soprattutto i social network. Per il 52% del tempo passato sullo smartphone, infatti, gli utenti utilizzano Whatsapp, seguito da Facebook (36%), YouTube (10%) ed Instagram (1%).

Le difficoltà dello SPID – La protesta dei sindacati dei pensionati

E anche se tutti questi dati fanno ben sperare in merito alla relazione tra senior e tecnologia, c’è un’innovazione essenziale che crea notevoli difficoltà a questa fascia della popolazione.

Delle oltre 13 milioni di identità digitali (SPID) attivate fino ad oggi, infatti, solo il 3,55% è di persone sopra i 65 anni.

Sono passati ormai sei anni da quando l’Inps ha deciso di sopprimere le comunicazioni cartacee con cui inviava ai cittadini le informazioni sui trattamenti pensionistici, rendendo le informazioni accessibili solo online dal sito dell’Istituto, dopo rilascio di apposito Pin.

Le Segreterie di SPI, FNP, UILP hanno rilevato che il processo avviato di progressiva cessazione del PIN e di adozione dello SPID come strumento di identificazione per l'accesso ai servizi, se da un lato offre un indubbio miglioramento per quanto riguarda il livello di sicurezza, dall'altro allarga l'area del disagio da “digital divide”.

Il tema del divario digitale è davvero rilevante, tanto che è affrontato anche nel già citato articolo 24 della legge di conversione del decreto semplificazione, al comma 4, in cui si prevede un successivo decreto con cui sono determinate “altre modalità con le quali, anche per superare il divario digitale, i documenti possono essere messi a disposizione e consegnati a coloro che non hanno accesso ad un domicilio digitale”.

A conferma del rilievo del problema per gli anziani, sta il fatto che su 27 milioni di PIN finora rilasciati dall'Istituto solo 4 milioni riguardano i pensionati, su una platea complessiva di circa 16 milioni di pensionati.

SPI, FNP, UILP, comprendono quanto siano importanti i processi di innovazione digitale, ed intendono accompagnare e promuoverne la diffusione tra i pensionati. I sindacati sostengono che servono misure specifiche per evitare che questi processi producano aree di esclusione per quanto riguarda l'accesso a diritti fondamentali.

I Sindacati dei pensionati in questi mesi stanno ponendo l'attenzione sul cercare soluzioni che semplificano il passaggio da PIN a SPID soprattutto per le persone più anziane.

Si conferma che, a livello unitario con SPI e UILP, la FNP continua la pressione nei confronti dell'INPS rispetto a queste nuove procedure di accesso ai servizi telematici.

L'Inps ha riconosciuto che esiste un problema di divario digitale tra i pensionati e ha assunto l'impegno di riflettere per la verifica di ipotesi di soluzioni, che tengano insieme le esigenze di semplificazione e quelle di sicurezza dei dati e tutela della privacy.

Il cedolino della pensione

Il bilancio è sconfortante: circa 12 milioni di pensionati oggi non riescono quindi a controllare importi ed eventuali variazioni delle loro pensioni e ad accedere ai propri cedolini. Già dal 1° ottobre 2020 è stato sospeso il rilascio di nuovi Pin Inps e dal 1° ottobre 2021 l’unica modalità di accesso al sito dell’Inps (insieme a Carta di identità elettronica 3.0 e a Carta nazionale dei servizi) sarà lo Spid, sistema di identificazione più sicuro del Pin, ma più complesso da ottenere e da utilizzare, anche perché presuppone la disponibilità di un indirizzo di posta elettronica e di un telefono cellulare di esclusivo utilizzo del pensionato. Il decreto semplificazioni ha previsto, per chi non ha accesso a un domicilio digitale, altre modalità di messa a disposizione e consegna della documentazione della pubblica amministrazione, da determinare con successivo decreto, riconoscendo che esiste un problema di divario digitale. L’esclusione digitale di una parte consistente della popolazione anziana e pensionata, soprattutto quella di età più avanzata, è un fatto reale e rischia di aggravarsi ulteriormente.

Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil chiedono che si trovino soluzioni rapide ed efficaci, il Cda Inps deve dare risposte al problema e garantire il diritto dei pensionati ad accedere al proprio cedolino di pensione, superando le difficoltà sia nell’utilizzo del Pin Inps in questa fase transitoria per coloro per i quali è ancora valido, sia nell’ottenimento e nell’utilizzo dello Spid. I sindacati dei pensionati, inoltre, al Cda e al Civ Inps di farsi portavoce nei confronti delle istituzioni della necessità di affrontare il tema del divario digitale della popolazione anziana per quanto riguarda l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione e specificatamente dell’Inps, anche mettendo in campo un grande progetto di alfabetizzazione digitale e utilizzando le risorse del Next Generation Ue.

 

Condividi l'articolo su: